Intervista alla dott.ssa Fernanda Guerrieri

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Intervista alla dott.ssa Fernanda Guerrieri, Vice Direttore Generale del Dipartimento per i Servizi Generali della FAO

In occasione del XIX Incontro di Solidarietà, che si tiene il 10 aprile 2016, dedicato al tema “Il mondo ha ancora fame. Quali prospettive dall’EXPO 2015?”, abbiamo posto le seguenti domande alla dott.ssa Guerrieri, che ringraziamo sentitamente per la cortese disponibilità.

  • Si è da poco concluso l’EXPO di Milano, che ha acceso i riflettori mondiali sul tema del cibo, ma il “mondo ha ancora fame”: ci può sintetizzare in breve lo scenario del problema della fame nel mondo e quali prospettive di sviluppo possiamo aspettarci?

Al momento attuale l’agricoltura intesa anche come settore peschiero, forestale e allevamento produce abbastanza alimenti per tutta la popolazione mondiale. La fame cronica e`principalmente dovuta alla cattiva distribuzione delle risorse disponibili ed al suo uso poco efficiente (es. Malnutrizione infantile, etc.).Non si puo`peró parlare solo di mancanza di solidarieta`tra paesi. Il problema e`piu`complesso. Alcuni paesi non producono abbastanza perche`non c’e`una politica di sostegno all’agricoltura ed agli agricoltori, altri producono troppo a costi ambientali elevatissimi e per esportare devono  ricorrere a politiche ed aiuti che rendono difficilmente competitive le produzioni di paesi meno organizzati. Una possible soluzione sembrano essere gli investimenti in agricoltura per produrre in maniera armonica con l’ambiente e in maniera sana e permettere ai coltivatori di trarre dal loro lavoro un ritorno economico  equo.

Investire nel settore agricolo permette di affrontare non solo la fame e la malnutrizione, ma anche altre sfide, tra cui la povertà, la disponibilità di risorse limitate come acqua ed energia, il cambiamento climatico, la produzione sostenibile, gli sprechi alimentari e le perdite post-raccolta che ammontano al momento a circa il quaranta percento del cibo prodotto. Dobbiamo cercare di aumentare gli investimenti, anche attraverso una maggiore cooperazione internazionale, in infrastrutture rurali, servizi di ricerca e di divulgazione agricola. L’agricoltura è e rimane sotto-finanziata. 

E`comunque importante notare che sostenere l’agricoltura per produrre cibo ed anche per sconfiggere la fame non significa solo incrementare la produzione alimentare; si tratta anche di aumentare i redditi degli agricoltori attraverso il rafforzamento dei mercati e un’appropriata tecnologia in modo che i produttori producano in maniera sempre più responsabile e le persone possano accedere a cibo di qualità in ogni momento della loro esistenza soddisfacendo il loro bisogno basico di alimenti sani e adatti al loro sviluppo psichico-fisico.

Studi della FAO indicano che per produrre un kilogrammo di grano sono necessari dai 500 ai 4.000 litri di acqua, 3.500 litri per un Kg di mais e 500-1.500 litri per un Kg di carne. In certi allevamenti per ottenere un Kg di carne bovina s’impiegano in totale anche 100 m3 di acqua. L’acqua e il suolo (si formano circa 10 cm di suolo in 2.000 anni) saranno le risorse più preziose del futuro, tutte le tecniche che fanno risparmiare acqua e suolo e che ottimizzano il loro valore sono destinate a essere le tecniche del domani.

In Europa 2/3 delle specie vegetali usate come alimenti dipendono dall’impollinazione. L’importanza della biodiversità animale e vegetale e ‘cruciale.

In natura esistono 7.000 specie vegetali edibili per gli uomini. Di queste se ne coltivano solo 120 specie. Tre specie vegetali, grano, mais e riso, costituiscono il 50 per cento del cibo del mondo. Nove specie costituiscono il 75 per cento del cibo del mondo.  E ‘evidente che preservare le risorse genetiche delle piante e degli animali e contrastare l’omogeneità colturale estrema è indice di una visione a lungo termine e nell’interesse di tutti.

Il commercio dei prodotti agricoli deve essere fatto in maniera corretta. E ‘importante prevenire restrizioni commerciali e distorsioni nei mercati agricoli mondiali. Gli investimenti in agricoltura dovrebbero permettere di adottare misure per garantire il corretto funzionamento dei mercati delle materie prime alimentari e dei loro derivati, e facilitare l’accesso tempestivo alle informazioni di mercato, anche per quanto riguarda le riserve di cibo, al fine di contribuire a limitare l’estrema volatilità dei prezzi.

D’altro canto non è possibile che in un kg di pane il prezzo del grano incida per il 6 per cento e se scendiamo a pezzature piccole e pani speciali diminuisca fino all’uno per cento. Il tempo del cibo a buon mercato che non sia frutto di un’agricoltura sostenibile e che rispetti tutti i requisiti sanitari e del codice del lavoro è finito. La filiera deve essere corta e responsabile e remunerare il produttore, gli alimenti devono essere venduti al giusto prezzo ma prodotti secondo un criterio di sostenibilita`.

Abbiamo visto che 40 per cento del cibo si getta.  Circa 1.3 miliardi di tonnellate di cibo l’anno si sprecano. Con una tale quantità di cibo ci si potrebbero sfamare 2 miliardi di persone. Con il cibo si getta l’energia per produrlo, il tempo necessario per lavorarlo, l’acqua, i fertilizzanti. S’inquina e si usa inutilmente il pianeta.

Previsioni dell’ONU ci dicono che nel 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà in centri urbani contro il 50 per cento di ora. Questo causerà la necessità di gestire e controllare un enorme afflusso di alimenti verso le citta`. La produzione locale sarà importante in un mondo, dove l’energia diventerà sempre più scarsa e costosa. Se consideriamo che il 30 per cento del trasporto mondiale è  trasporto di prodotti alimentari, dobbiamo riconoscere che il valore dei prodotti a kilometro zero o per lo meno di prodotti vicino alle aree di consumo è destinato a crescere.

 Gli investimenti in agricoltura e le politiche agricole devono essere centrati sui produttori. Si deve costruire sull’enorme conoscenza degli operatori agricoli cercando di sviluppare il potenziale degli agricoltori, uomini e donne, che conoscono il territorio e lo possono mantenere sano e produttivo per l’interesse di tutta la società`.  E` importante che ci sia la volontà politica. Abbiamo visto che in passato non sempre i politici sono stati disposti a sacrificare il benessere economico immediato degli elettori per delle politiche di rispetto ambientale di lungo termine meno visibili e apparentemente più onerose.   Dobbiamo noi stessi agire in maniera responsabile ed essere in grado di lasciare questo pianeta ai nostri figli come, se non meglio, ce l’hanno consegnato a noi  i nostri padri.

  • Quali sono le regioni più a rischio di denutrizione e come combatterla in modo più incisivo?

Per denutrizione si intende uno stato di deperimento organico provocato da una carenza alimentare protratta. Uno stato di alterazione funzionale, strutturale e di sviluppo dell’organismo, conseguente allo squilibrio tra fabbisogni nutrizionali e introito o utilizzazione dei nutrienti essenziali. Per fare una mappa corretta di questo fenomeno dobbiamo differenziare i vari tipi di rischio. Ci sono come quelli dell’Africa sub-sahariana dove la mancanza di cibo sufficiente e`principalmente dovuta all’arretratezza del sistema produttivo ed alle condizioni fisico-climatiche spesso critiche (Mali, Niger, Somalia, etc.). Particolarmente difficile e`la situazione di quei paesi dove albergano conflitti di lunga durata come in Guinea, Siria, Repubblica Democratica del Congo, Guatemala, Somalia, Haiti. Comunque la maggior parte delle persone denutrite si trovano in Asia  e in special modo in Cina, India, Indonesia, Filippine, etc. Sono questi paesi intensamente popolati dove la parte piu`povera della popolazione, rappresentata da milioni di individui, e`spesso denutrita e vive in uno stato di estrema indigenza. Questa fascia di popolazione e` spesso di qualsiasi opportunita`, senza educazione e difficilmente e`l’oggetto dei programmi nazionali di sviluppo economico.

  • I paesi occidentali hanno ancora un ruolo fondamentale nella soluzione del problema della fame del mondo: quali i compiti per superare il rischio del puro assistenzialismo?

I paesi occidentali dovrebbero aiutare i paesi che ne hanno bisogno attraverso una maggiore e piu`coerente cooperazione internazionale. L’interesse del piu`debole deve essere tutelato in ogni tavolo di negoziato come per esempio quano si dibattono i temi sul commercio dei prodotti agricoli o i sussidi ai prodotti nazionali che rendono impossibile la competitivita`dei paesi piu`deboli (es. Mercato dello zucchero, etc.). I paesi piu`illuminati sanno che fare qualcosa solo ed esclusivamente nel proprio interesse come diceva l’economista Premio Nobel Joseph Stiglitz, non e`nel proprio interesse. Creare capacita`locali perche`ogni paese sia in grado di prendere le decisione piu`appropriate anche nelle richieste di aiuti per lo sviluppo dovrebbe essere l’obiettivo di ogni cooperazione.

L’impegno attuale dei paesi, compresa l’Italia, è di assicurare sistemi di produzione alimentare sostenibili e utilizzare pratiche agricole che aumentino la produttività e la produzione ma che al tempo stesso aiutino a mantenere gli ecosistemi. Le buone pratiche agricole devono rafforzare la capacità di adattamento e limitare l’impatto dei cambiamenti climatici, come condizioni meteorologiche estreme, siccità, inondazioni e altri disastri. Le buone pratiche agricole sono capaci di progressivamente migliorare la terra e il suolo mantenendo la biodiversità che ci permetterà di raccogliere sfide future che oggi non conosciamo neppure (una malattia delle piante sconosciuta, un fabbisogno alimentare particolare, etc.).

  • San Marino ha recentemente aderito al Codex Alimentarius divenendo il 188° Stato membro: che cosa ci si aspetta da un piccolo paese come il nostro, quale ruolo può svolgere nel raggiungimento degli scopi precipui in materia alimentare?


San Marino ha diritto di voto cosi`come paesi enormemente piu`grandi e popolosi come la Cina, il Brasile, l’India. In quest’ottica anche San Marino puo`fare molto attraverso alleanze strategiche che gli permettano di superare la limitatezza delle sue risorse ma di mantenere e promuovere la forza dei suoi principi.

  • Quali consigli ci può dare per integrare i progetti che come associazione stiamo portando avanti nel campo dell’alimentazione?


Ogni progetto deve nascere da una esigenza del beneficiario che va ascoltato in quanto in genere conosce bene i suoi problemi e le sue potenzialita`. Coinvolgere le donne e`essenziale in quanto assicurano l’educazione di tutta la  comunita`e la permanenza dei risultati.

  • Può un’ associazione di volontariato come Carità senza Confini inserirsi nell’attività di una istituzione come la FAO ed interagire con essa?

Carita`senza Confini puo`usufruire dell’informazione generata e raccolta dalla FAO che e`a disposizione gratitamente di tutti gli interessati. L’associazione puo`creare sinergie con La FAO attraverso la partecipazione di volontari in attivita`di terreno promosse dall’Organizazzione attraverso un Protocollo di Cooperazione. L’Associazione puo`anche far parte delle discussioni sullo sviluppo e la sicurezza alimentare direttamente od attraverso suoi rappresentanti nelle ONLUS abilitate a rappresenatare il mondo delle ONG ai tavoli dei negoziati internazionali (es. Comitato per la sicurezza Alimentare).


 

Fernanda Guerrieri

Vice Direttore Generale deDipartimento per i Servizi Generali della FAO

Fernanda Guerrieri, italiana, e’ in possesso di un M.Sc. in Agronomia con lode presso l’Università degli Studi di Bologna e un Diploma in Gestione dei bacini idrògrafici presso l’Istituto Internazionale per la Teledetezione e le Scienze della Terra (ITC), Enschede, Paesi Bassi. Fernanda Guerrieri ha iniziato la sua carriera nel 1982 come foto-interprete per un progetto della Commissione Europea (Catasto degli olivi italiani). Tra il 1982 e il 1988, ha collaborato con l’Università di Bologna in attivita`per la difesa del suolo e la gestione del territorio. Durante questo periodo, è stata membro della Commissione d’esame per la Scienza del Suolo  presso la Facolta di Agraria dell’Università di Bologna e ha lavorato come coordinatrice del progetto di educazione ambientale finanziato dalla Commissione Europea. Nel 1987 ha lavorato per l’UNICEF in un progetto di irrigazione a Timbuctu, nel Mali.

Fernanda Guerrieri e`entrata nell’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione (FAO) nel 1988 come esperto associato. Ha iniziato a lavorare a Roma come  coordinatrice dei progetti forestali della FAO in America Latina e nei Caraibi. Dal 1990 al 1995, ha lavorato come  Vice rappresentante della FAO in Guinea Equatoriale, e poi, dal 1992 al 1995 in Costa d’Avorio e in Mozambico. Nel 1995, è tornata alla sede della FAO a Roma come Analista di progetto per il Programma di Cooperazione Tecnica. Nel 1998, è stata nominata rappresentante della FAO in Vietnam. Nel 2002 e` tornata a Roma dove e`stata nominata capo per le attivita`di emergenza e riabilitazione della FAO. Nell’agosto del 2008, la signora Guerrieri e`diventata il  Rappresentante Regionale per l’Europa e l’Asia centrale nell’Uffico regionale per L’Europa ed il centro Asia di Budapest, Ungheria. Dal gennaio 2013 al luglio 2015, la sig.ra Fernanda Guerrieri ha lavorato a Roma come Vice Direttore Generale / Direttore di Gabinetto,  nell’Ufficio del Direttore Generale della FAO. Nell’agosto 2015, è stato nominata Vice Direttore Generale ad interim del Dipartimento Forestale della FAO e dal 1 ottobre, 2015 e`la responsabile del Dipartimento dei Servizi Generali della FAO a Roma.

Fernanda Guerrieri ha una vasta esperienza pratica in agricoltura dal momento che co-gestisce con la madre  l’azienda agricola di famiglia nelle Marche (Pesaro).